Intervista con Adriano Romita e Andrea Presta
a cura di Giorgio Padoàn |
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Dopo l'intervista alle ballerine, Lara e Laura, adesso tocca ai ragazzi. Adriano Romita e Andrea Presta rappresentano due validi campioni della realtà tanguera triestina. Conosciuti ed apprezzati sia nelle milonghe italiane che di oltre confine, vantano una notevole esperienza che sarà piacevole scoprire e rappresenta un valido esempio per chi approccia il tango da poco. Preciso e metodico, instancabile ricercatore della perfezione del gesto, il primo, si contrappone al giovane intuitivo e passionale interprete della disciplina che non totalizza o deforma il suo tempo libero. La loro storia ci narra che a prescindere dalle origini, tanguere, ci si può ritrovare tutti sulla buona strada senza cadere nelle banalità dello stereotipo tanguero. | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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Adriano Romita, che cos'è il tango per te? | Andrea Presta, che cos'è il tango per te? | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
È divertimento, è confronto, è misura e disciplina. | Il tango è il mezzo con cui io spengo la mia parte razionale, altrimenti sempre attiva, e accendo quella emotiva. È il mettersi in contatto con le altre persone ad un livello più profondo. |
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Come iniziasti la tua relazione con il tango?
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Nel 2001, se non sbaglio, una qualche attrazione per il tango che non saprei spiegare, ma conoscendo ben poco sull'argomento, mi portò a frequentare un corso a Trieste. |
Il mio rapporto con il tango è stato piuttosto freddino all’inizio; ho iniziato a ballare su richiesta di una cara amica in cerca di un partener di ballo, più per gioco e curiosità che per convinzione, e per tanto tempo ho dedicato al tango la sola oretta di lezione settimanale e poco più. La passione per il tango, invece, è scoppiata tempo dopo…di punto in bianco…in una calda sera di giugno di due anni fa! |
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Quando scopristi che avresti potuto diventare un ballerino di tango?
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Non da molto, direi circa quattro anni fa quando, superati molti luoghi comuni e consolidata una minima struttura tecnica di base, cominciai a percepire l'esistenza di un “livello superiore” o anche di una dimensione “oltre” nel tango e mi dissi: ora cominciamo a far sul serio. Successivamente l'incontro e il sodalizio tanguero con Rossana è stato determinante: trovare una ballerina così attenta, precisa, determinata, motivata e paziente è un fatto non comune. E per questo mi ritengo fortunato. | Non mi sono mai focalizzato su questo aspetto a dire il vero, come già detto, la passione per il tango è scoppiata di colpo, senza preavviso e senza che ci avessi mai riflettuto più di tanto sopra. Direi che mi sono sentito ballerino di tango all’improvviso |
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Chi furono i vostri maestri?
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In ordine di tempo sicuramente le lezioni e la collaborazione con Ester Orlando e Mauro Damiani, miei carissimi amici, mi hanno arricchito e maturato. Direi poi, parlando al presente, Mara Maranzana e Michele Usoni, ballerini e maestri di altissimo livello. Tra coloro che mi hanno aperto strade nuove, in stages e seminari, senza dubbio, tra gli altri, Joe “Corbata” e Lucila Cionci, Ismael Ludman e Maria Mondino, Pablo Tegli, Pablo Inza, Oracio Godoy, Alberto Colombo e Mariela Sametband, Damian Rosenthal e Celine Cruiz, Mariano “Chicho” Frumboli e Juana Sepulveda. Ed ancora, più di recente, Adelma Rago e Peppe Di Gennaro, il giovanissimo Gianpiero Galdi con Corina Herrera. | Ho iniziato con Pablo Furioso, poi, per motivi di orario, sono passato con Giorgio Gaburro, poi con Ester e Mauro ed infine con Mara e Michele! |
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Le qualità del tuo maestro preferito?
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La sensibilità e la carica di umanità, caratteristiche che poi vanno di pari passo con l'intelligenza. La capacità di vedere “oltre” i passi, quindi di spiegare e farti capire in modo semplice cose molto difficili. | La precisione nei movimenti e la versatilità nello stile. |
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Qual'è il ballerino a cui Adriano Romita
si ispira e perché? |
Qual'è il ballerino a cui Andrea Presta
si ispira e perché? |
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Uh, domanda difficile. Forse non vi è un ballerino in particolare, ma l'osservazione attenta dello stile, delle proposte e delle soluzioni tecniche ed estetiche di quelli che ammiriamo sono fonte di ispirazione. Direi che quelli citati sopra sono tutti fonte di ispirazione. | Sinceramente non ho un ballerino specifico a cui mi ispiro. Forse perché non sono proprio un appassionato delle esibizioni dal vivo o dei video su YouTube; amo il tango praticato, molto poco quello guardato. |
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Credi che il tango sia creatività e libertà assoluta, oppure affidi alle sequenze apprese ai corsi parte del tuo tango in sala?
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Ovviamente il tango dovrebbe essere creatività e libertà assoluta, ma bisogna essere molto bravi, preparati e con una solida esperienza per arrivare a tanto. Più modestamente, per quel che mi riguarda, direi che le due modalità possono convivere: più che affidarmi alle sequenze cerco di applicarle arricchendole di quegli elementi originali e personali di creatività che solo la continua pratica può contribuire a far ottenere. La strada è ancora molto lunga, ma con un paziente studio e l'esperienza l'obiettivo è quello della libertà assoluta... | Ritengo che il ballerino migliore sia quello che riesce a creare dei tanghi sempre diversi uno dall’altro, i cui ingredienti base sono la musica e la persona con cui si balla. Le sequenze servono per conoscere i passi del tango ma poi la bravura sta nello scomporle e nel ricomporle sempre in maniera diversa. Questo almeno è il mio obiettivo ma al momento credo di essere ancora un po’ legato alle sequenze apprese ai corsi. |
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Ti ritieni un ballerino intuitivo o analitico?
Mi spiego meglio: il tango ballato dai vecchi milongueri è minimalista e basato tutto sulle sensazioni interiori della coppia, il tango moderno si basa sulle possibilità che le dinamiche concedono e offre molti spunti alla spettacolarizzazione del movimento presupponendo un'analisi analitica inevitabile. |
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Anche qui, secondo me, non bisogna essere manichei. Non credo vi sia contrapposizione o conflitto tra i due elementi. Voglio dire che la ricchezza delle dinamiche concesse dal tango moderno non può prescindere dalle sensazioni tutte interiori che i vecchi milongueri ci insegnano continuamente. Certe esibizioni spettacolari mi lasciano del tutto indifferente se mancano di quegli aspetti intuitivi cui fai riferimento. | Dipende…dal momento, dalla musica, dalla ballerina e perché no, dalle dimensioni della sala e dal grado di affollamento della pista. A volte mi piace concentrarmi sulla persona con cui sto ballando e sullo scambio emotivo tra di noi e quindi, per forza di cosa, i miei movimenti diventano minimi e semplici. Altre volte mi piace sperimentare (non sempre con successo) delle figure dinamiche e movimentate! Anche per questo adoro le milonghe veloci! |
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Quale stile è il tuo preferito e perché?
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Lo stile che preferisco è quello che segue la situazione in cui mi trovo. Dipende dalla persona con cui sto ballando cioè dall'interazione nell'intesa e dalla risposta che ne deriva, dallo stato d'animo, dalla musica, dal luogo. Abbraccio aperto o chiuso, milonguero o salòn: tutto è relativoed ha senso nella particolare situazione. Per questo un buon ballerino non dovrebbe, secondo me, ridursi ad apprendere un solo stile. Mi pare una forma di autolimitazione da un lato e di imposizione, di forzatura nei confronti della ballerina dall'altro. | Dopo aver iniziato con lo stile Salon sono passato allo stile milonguero ed al momento è questo lo stile che utilizzo e forse apprezzo di più! Ma il mio obiettivo finale è quello di riuscire a ballare un tango dinamico in cui abbraccio chiuso e abbraccio aperto si alternano senza soluzione di continuità, in base a ritmi e musicalità. |
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Qual'è la caratteristica principale che cerchi nella
ballerina che inviti alla milonga? |
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Come definire quella caratteristica principale che riassume tre aspetti: tecnicamente, la leggerezza, la capacità nell'ascolto e la pronta reattività alle proposte; musicalmente, quella di ascoltare e comprendere la musica; umanamente, un atteggiamento di disponibilità, apertura e curiosità verso l'altro e verso il nuovo? | Se la invito per la prima volta non ci sono particolari caratteristiche a cui sono attento se non, forse, il modo di vestirsi…non amo le ballerine poco vestite o troppo pacchiane, poco si conciliano con il mio modo di concepire il tango. Se invece decido di reinvitare una ballerina è perché, a prescindere dal livello di ballo, ho apprezzato la sua leggerezza, dote che considero molto importante. |
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Quando una ballerina diventa brava?
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Quando ha imparato ad ascoltare, con una base tecnica ben consolidata che le consente di controllare ed essere padrona dei primi due aspetti detti sopra. Il terzo è un fatto innato di carattere e personalità che non può che renderla ancora più brava. | Tecnicamente parlando sono necessari anni prima che una ballerina o un ballerino diventino bravi, anni di pratica, corsi, stange e milonghe. Però ci sono alcuni ballerini (uomini o donne) che da subito riescono a trasmettere nel ballo un qualcosa in più, una emozione, una bella energia che ti coinvolge e rende molto piacevole la tanda. Per me una ballerina diventa brava quando è sufficientemente rilassata e sicura di sé durante il ballo e quindi è in grado di godersi la tanda seguendo il suo ballerino. |
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Quando un ballerino diventa bravo?
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Anche qui, secondo me, una solida base tecnica è imprescindibile. In generale direi che è bravo quel ballerino che diventa tale, cioè quando ha capito che il tango è ballo di coppia, che sa quindi ascoltare la ballerina e la musica, che ha tolto il superfluo. | Vale quanto detto sulla ballerina. Poi il ballerino diventa bravo quando acquista fiducia in sé, è chiaro nelle marche che da alla ballerina e riesce ad interpretare la musica che sta ballando. |
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Cosa senti quando balli il tango?
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Divertimento, divertimento puro. E soddisfazione quando si capisce, si intuisce la gioia e la partecipazione della ballerina, capisci che sorride anche se non la vedi. Ti pare di volare insieme. | Dipende. Dalla giornata, dall’umore, dalla musica, dalla ballerina e da mille altri fattori. Gioia, divertimento, emozioni pure, noia, malinconia… |
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Guardia vieja, Epoca d'Oro del Tango, tango moderno
quali sono le sonorità che preferisci? |
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Decisamente con le sonorità della "epoca de oro" e del tango moderno mi trovo più a mio agio. | Tendenzialmente preferisco i tanghi dell'Epoca d’Oro ma non disdegno affatto qualche tuffo nel tango moderno. Ci sono alcuni tanghi moderni che riescono ad emozionarmi come poche altre canzoni. |
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La tua orchestra preferita?
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Mi piace molto, quando possibile, ascoltare musica dal vivo e ballare, cosa difficilissima ma interessante, una vera e propria sfida. El Afronte? | Ogni grande compositore aveva la sua orchestra quindi direi Osvaldo Pugliese tra le orchestre classiche. Tra quelle moderne, invece, il Sexteto Milonguero senza dubbio. Forse non sono fini musicisti ma le loro interpretazioni sono una più bella dell’altra. |
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Un tango tra tutti?
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Facciamo due: Corazon encadenado, cantato da Eduardo Adrián con l'Orquesta Típica Francisco Canaro; Fueron tres años, cantato da Argentino Ledesma con l'Orchestra di Héctor Varela. |
A Evaristo Carriego. | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Quali caratteristiche deve avere la milonga del fine settimana?
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Un luogo in cui si trova o ritrova il piacere di ballare, incontrarsi e confrontarsi. Il ruolo del musicalizador poi è fondamentale: è esagerato dire che ne è l'anima? Dovrebbe saper ascoltare, interpretare e modulare le scelte musicali in funzione della dinamica della milonga. Ciò comporta esperienza ma anche doti di sensibilità e intelligenza: il musicalizador, in definitiva “balla” con la sala. | Deve essere il giusto mix tra buona musica e buona compagnia. Nelle milonghe del fine settimana non mi aspetto di ballare tutti i tanghi dall’inizio alla fine ma piuttosto di farmi qualche buon tango e qualche simpatica chiacchierata con gli amici tangueri. |
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Quali sono i grandi centri del tango nel nostro circondario?
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Se per grande centro si intende un luogo con le caratteristiche dette sopra ed in più il convergere di ballerini di buon livello da provenienze diverse, anche lontane tra loro, direi Villa Giacomelli di Pradamano e il circolo ArciZoo di Udine, Nel periodo estivo anche il Cantera SocialClub di Sistiana. | A parte Trieste che al momento offre un’ampia gamma di milonghe per tutti gli stili ed i gusti, sicuramente c’è Lubiana che ultimamente ha visto moltiplicare la propria offerta tanguera e poi c’è Villa Giacomelli che regna incontrastata in zona Udine e d’intorni. Molto apprezzabile, a volte, anche la milonga a Crevatini che cerca di variare molto la propria offerta musicale chiamando musicalizadores da molte parti d’Italia. |
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Perché Trieste, pur essendo stata la culla del tango italiano, non è
un riferimento tanguero per i ballerini sia del nord-est, che per gli sloveni, croati e austriaci? |
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Non te lo so dire con certezza. Forse, semplicemente, è un fatto casuale. Eppure osservo che negli ultimi tempi qualcosa si è mosso, ci sono buone speranze per il futuro anche con il contributo di ballerini appassionati, dinamici e volenterosi che vanno sostenuti e incoraggiati. | In effetti al momento a Trieste non c’è una milonga che sia in grado di attrarre, più delle altre, ballerini da fuori città! Cosa che sicuramente riesce ancora a fare Villa Giacomelli, che però, c’è da dire, non è una milonga regolare, e questo fa la differenza. E’ anche vero che ormai l’offerta tanguera è talmente ampia che un ballerino decide di affrontare una costosa trasferta fuori casa, in alternativa alle possibilità di ballo che ci sono nella propria città, solo se l'evento è una milonga davvero speciale. Il discorso cambia in minima parte in estate, con la milonga al Cantera di Sistiana che spesso attira ballerini del nord est e dalla Slovenia. Se devo identificare un elemento che più degli altri sarebbe in grado di attrarre gente anche da altre città questo sono i musicalizadores! A Trieste raramente arrivano musicalizadores da fuori città e da fuori regione. Soltanto il D-Sotto sta cercando di offrire ai propri tangheri una certa varietà da questo punto di vista. |
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A Trieste esiste un nucleo consistente di bravi ballerini,
che però nei fine settimana prendono la macchina e vanno a ballare fuori..., cosa si può fare per invertire, almeno in parte, questa tendenza? |
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Il fatto che vadano a ballare fuori non è un male. Inevitabilmente i ballerini bravi e quelli che vogliono seriamente diventarlo cercano la qualità e le migliori occasioni, dovunque siano, per confrontarsi e migliorare. Ma questo succede dappertutto: se vado a Padova trovo provenienze da Bologna, Ferrara, Treviso, Vicenza, Brescia e così via. Chi vuole migliorare sa bene che è necessario il raffronto e guardarsi attorno per evitare il rischio, tristemente incombente, dell'autoreferenzialità. Se poi quelle occasioni sono presenti a Trieste e dintorni quel nucleo comunque c'è: bisognerebbe dunque crearle con maggiore frequenza. | Io non credo ci sia questa tendenza costante ad andare a ballare fuori città. Piuttosto i bravi ballerini sono soliti ballare più sere a settimane quindi è normale che qualche volta si opti per andare fuori città e fare qualcosa di diverso. E comunque, riallacciandomi al discorso di prima, se so che c’è un musicalizador bravo in qualche milonga nelle vicinanze (Udine piuttosto che Crevatini o Lubiana) è probabile che decida di andarci, sapendo che il nome richiamerà gente anche da altre parti e quindi avrò più possibilità di ballare con ballerine con cui di solito non ballo. |
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Voi siete tra i ballerini più noti ed esperti di tango che
abbiamo a Trieste, quale consiglio dareste a chi si sta avvicinando al tango in questo momento? |
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Ti ringrazio ma so di aver ancora molto da imparare. Quando usciamo da una lezione importante, dove emergono difetti, difficoltà di ogni tipo, lacune, Rossana ed io, un po' con la coda fra le gambe, ci guardiamo e ci diciamo: va bene, ricominciamo da capo. A chi si avvicina al tango consiglierei innanzitutto di scegliere un buon maestro: i cattivi insegnamenti impartiti da persone non competenti si pagano nel lungo termine e costano molto caro. Poi non aspettare troppo per frequentare le pratiche e milonghe, quindi stare il più possibile a guardare attentamente, ad osservare i più bravi. Che è la maniera migliore per sviluppare sensibilità e senso critico. Consiglierei poi di studiare, studiare molto, ogni giorno direi, seguendo gli insegnamenti: questo significa passare mesi e mesi a camminare, che è una cosa difficilissima a farlo bene, ad esercitarsi per ascoltare e capire il proprio corpo, cioè postura, equilibrio, asse. Ma ci vuole pazienza e tanta umiltà: è un investimento iniziale molto faticoso ma ne vale la pena, è come costruire le fondamenta di una casa: se son solide reggeranno bene altrimenti dopo poco crolla tutto. E poi mattone dopo mattone, lentamente, soppesando ogni passaggio, quasi godendo dei propri lenti ma solidi progressi. E non fermarsi neanche quando ci si sente più avanzati, essere sempre critici con se stessi, con un atteggiamento di grande umiltà. Per non parlare poi degli aspetti musicali, la comprensione del fraseggio, dei ritmi diversi, dei vari stili, gli autori, le orchestre... Insomma, c'è tutto un mondo, ma è proprio questo il bello. |
Ammetto che io mi reputo ancora un quasi neofita del tango (rispetto ai bravissimi ballerini che ho visto in giro per festival e maratone) in quanto gli anni di vero ballo sulle spalle sono ancora pochi, pertanto l’unico consiglio che mi sento di dare è di valutare con attenzione, da subito, la scelta dei maestri con cui si vuole ballare…e di avere tanta ma tanta pazienza! Il tango richiede tempo e dedizione assoluti. |
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Quale consiglio non dareste?
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Non consiglierei di cadere nella trappola dell'apparire, dell'esibizionismo, che è poi uno specchio della società di oggi. E' immediatamente evidente poi, almeno ai più esperti, quando si vuole apparire senza “essere”: gli effetti risultano a volte decisamente poco eleganti. Nemmeno consiglierei di forzare i tempi, per quanto sia comprensibile l'entusiasmo dei neofiti, ci siamo passati tutti. Per il tango non esistono scorciatoie e tutte le fasi dell'apprendimento devono essere percorse interamente fino in fondo. In questo senso anche lo sconforto che talvolta ne deriva è parte del percorso stesso, è scuola, è educazione. Chi ha più o meno talento, certo, ma i tempi son quelli. Neppure consiglierei di vivere il tango con esaltazione fanatica, totalizzante: in fondo è solo un ballo. | Nessuno in realtà. Nel tango tutto è possibile…ho conosciuto gente che si è avvicinata al tango con le motivazioni e le modalità più disparate salvo poi rimanere folgorato da questo ballo e non poterne fare più a meno. |
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Pensate che Buenos Aires sia ancora la mecca del tanguero?
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Sì, ne sono convinto. Ci son stato, due anni fa, non molto, per poco più di un mese, ma ho vissuto molto intensamente lo spirito di una città straordinaria non solo dal punto di vista tanguero. La frequentazione quotidiana poi anche di più milonghe in una giornata mi ha consentito di conoscere ed entrare in contatto con persone, scuole, livelli di ballo ed una umanità estremamente varia. Quelle del pomeriggio, dove ci va la gente che esce dal lavoro, un po' come da noi si va in palestra, quelle lontane dai circuiti turistici, quelle frequentati solo dai più bravi. Mi piaceva molto osservare, guardarmi attorno, esplorare quel mondo. Vorrei però fosse chiaro che si può imparare a ballare il tango o perfezionarlo ai livelli più alti, professionali, anche senza andare a B.A. Ci sono ottimi maestri argentini e non ormai in tutto il mondo. |
Pur non essendoci ancora stato penso, osservando la realtà che mi circonda, che andare a B.A. sia ancora il sogno della maggior parte dei tangueri. Che poi forse molti di loro si troverà a ballare in milonghe piene solo di europei o extra argentini questo è un altro conto! Personalmente penso che B.A. sia comunque ancora l’unico posto dove è possibile comprendere le vere origini e la vera essenza del tango. |
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Assistiamo a fenomeni che stanno sulle rive del tango come gli Illegales, le Milongas
di non-tango, altri, che si aggregano per salvare il tango dalle "marcette"... Leggiamo la pubblicità di milonghe in cui l'aspetto più importante e decantato è il buffet. Credete che questo aiuti i "giovani" tangueri a trovare l'auspicata maturazione? |
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Trovo simpatici gli eventi tangueri “alternativi”: arricchiscono il panorama delle opportunità e rispondono anche a precise richieste, ad esempio di socializzazione. Se maturazione significa anche sviluppo della capacità critica e quindi di discernimento, alla fine poi ognuno fa le sue scelte che ognuno di noi deve rispettare. Per quanto riguarda il buffet ho personalmente delle difficoltà; non riesco proprio a ballare con la pancia piena, che fra l'altro non fa neanche bene: come si fa a ballare dissociando con efficacia senza far soffrire lo stomaco in fase di digestione? Preferirei che gli ingressi alle milonghe costassero meno, sacrificando il cibo. Acqua e snack leggero sono più che sufficienti: né a B.A. né da altre parti in Europa ho visto buffet alle milonghe: in genere l'ingresso è molto meno caro e se vuoi mangiare e bere te lo paghi a parte. | Come dicevo prima, io credo che nel tango tutto è possibile e quanto meno te lo aspetti il tango è entrato dentro di te e non ne puoi più fare a meno! Ci sono infiniti modi diversi in cui questo può accadere. E io ne sono un esempio…per svariate ragioni ho vivacchiato nel mondo del tango per qualche tempo, limitandomi a fare la lezioncina settimanale e poco più e non ero interessato ad andare oltre. Poi una sera di giugno di due anni fa ho partecipato al mio primo illegales sotto i portici di Chiozza…ho superato la mia proverbiale timidezza e invitato a ballare numerose tanguere (anche aiutato dalla formula adottata negli illegales per cui si cambia partner a ogni ballo) e alla fine della serata mi sono ritrovato a chiacchierare con un sacco di persone e a pensare che in fondo il tango non era poi così male e ci si poteva anche divertire parecchio! Quello è stato il momento in cui il tango mi è entrato dentro, l’inizio del mio percorso da tanghero fanatico. Quindi la mia risposta è che anche le rive del tango possono servire ad invogliare le persone a fare un bel tuffo nel mare tanghero. |
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E' chiaro che in comune con le tradizioni argentine rimane solo un certo tipo di musica.
Regole, eventi, stili non rassomigliano più al tango sociale a cui pensiamo di ispirarci e che ancora sopravvive, ma non in tutte, nelle milongas porteñas. Dove sta andando, secondo voi, il tango argentino in Europa ed in particolare da noi? |
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Mi pare che ormai il tango, fenomeno mondiale, sia uscito dall'Argentina, definitivamente. E segue un suo processo evolutivo. Le stesse categorie formali di classificazione degli stili sono in via di superamento, mi pare. Per quanto riguarda le regole mi par di vedere invece, andando in giro per le migliori milonghe in Italia e nel resto d'Europa, che queste continuino in una certa misura ad essere rispettate anche se sottoposte ad un processo evolutivo. Mi spiego con un esempio: separare uomini e donne può essere una scelta, che fra l'altro apprezzo molto, ma se non accade non ci si scandalizza, non è considerata infrazione delle regole. Anche mirada e cabeceo, specie tra i giovani va scomparendo; ma il mantenimento rigoroso della ronda, entrare in pista con discrezione e senza disturbare chi balla, chiedere immediatamente scusa quando si tocca qualcuno, non attraversare o camminare in mezzo alla pista mentre si balla, non fare passi indietro, mantenere la corretta distanza, sono regole che non si possono infrangere ma anche elementi di una buona educazione e di un galateo che trascende il tango. Nelle migliori milonghe queste regole sono rispettate, altrimenti sei segnato per sempre. Poi ci sono i casi estremi, opposti. Sono rimasto inorridito recentemente quando ho visto, a una milonga, un uomo invitare da lontano una ballerina con il gesto della mano. Pareva un richiamo animale più che un invito. Ecco, sono casi limite di maleducazione e volgarità, anche questi, evidentemente segno dei tempi. Però, secondo me, non dobbiamo imbalsamare il tango ed irrigidirci troppo. | Non essendoci mai stato mi chiedo prima di tutto dove sta andando il tango in Argentina. Perché non credo che il tango in Europa si distanzi poi così tanto da quello ballato in Argentina, fatta eccezioni per le milonghe super tradizionali che resistono al trascorrere del tempo e che da noi, ovviamente, non esistono. Ci sono centinaia di maestri che provengono da B.A. e insegnano il tango in tutta Europa, così come in Italia, quindi, secondo me, il tango ballato nel nostro continente è quello che ci viene trasmesso da questi maestri. |
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Mirada e cabeceo o invito al tavolo?
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Decisamente mirada e cabeceo, nella più pura tradizione bonaerense. Lo preferisco perchè è una questione di rispetto per la ballerina, evita situazioni imbarazzanti. Il problema è che in alcune milonghe il buio prevale e vi sono difficoltà con questo tipo di approccio. | Assolutamente e solamente mirada e cabeceo. |
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Tango argentino, ballo sensuale per antonomasia: si può ballarlo solo per passione senza secondi fini?
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Non solo si può, ma si deve! E' questione di educazione e buon gusto. Diversamente vedo solo volgarità. Ed è qualcosa che chi non balla il tango fa fatica a comprendere. |
Certo. Anzi…secondo me il tango è un ballo talmente complesso e difficile che si può ballare solo per passione. Ci sono tanti altri balli più semplici e dove sicuramente i ballerini con secondi fini possono avere più successo. Che poi anche nel tango sia possibile fare incontri piacevoli è un’altra storia… |
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Cosa credi che la gente deve sapere del pensiero intimo tanguero di Adriano Romita?
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Cosa credi che la gente deve sapere del pensiero intimo tanguero di Andrea Presta?
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Che amo il tango e vi dedico molte energie in termini di tempo, studio, viaggi. Ma che ho anche altri interessi: mi piace molto leggere, studiare lingue, ascoltare musica e suonare quando ho tempo, camminare in montagna, viaggiare, pratico abbastanza regolarmente sport come il nuoto e la corsa, vado in bicicletta. Insomma: per me nella vita non c'è solo il tango e proprio questo mi consente di viverlo, per quanto possibile, con equilibrio e serenità. | Direi che con questa intervista ho già detto abbastanza. :) |
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Grazie per la pazienza.
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Grazie a te, è stato un piacere. | Grazie anche a te. | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||