Psicologia apocrifa del cabeceo

di Ángel Mario Herreros
da Psicología apócrifa del cabeceo (marzo 2013, pag. 8-11)
Tango y Cultura Popular

traduzione di Giorgio Padoàn

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Innanzitutto, occorre precisare, da subito, che lo scopo di queste righe non è quello di discutere se l'istituzione del "cabeceo" è conforme, oggi giorno nella milonga, tra gli iscritti nelle fila del Tango nella sua forma tradizionale; io sono un acerrimo difensore dei "codici milongueros", da trovarli utili modelli di convivenza, ideali per scongiurare potenziali conflitti di natura molto diversa.

Non mancano quelli che considerano il cabeceo una istituzione maschilista. Questo è infondato! Bisogna leggere la psicologa e ballerina Graciela Lopez, che ci porta la visione femminile nel suo imperdibile articolo intitolato "El cabeceo, questa adorabile e necessaria antichità":

"Ci sono alcuni che sostengono che il cabeceo è anacronistico, qualcosa di scaduto che deve cedere il passo alle più moderne forme di rapporto tra uomini e donne che ballano il tango . Ma il tango è un'arte e un gioco che forse ci piace perché sfugge al quotidiano, alla vita comune che conduciamo giorno per giorno. E ci sono giochi a cui nessuno pensa di cambiare le regole. Ciascuno, si adatta con il tuo stile alle norme preesistenti . Tutti sappiamo che se si desidera giocare a scacchi, per esempio , si devono imparare le sue regole e seguirle.

Si dice che il cabeceo è vecchio, perché parla solo dei diritti dell'uomo, l'unico che può fare questo benedetto segnale di invito, l'unico che può "cabecear" una donna da lontano, essa deve limitarsi ad attendere l'invito. Forse è stato così in passato. Ma oggi possiamo adattare lo stesso modello al nostro stile attuale. Una donna può, in linea di principio, rifiutare gli inviti a cui non è interessata pulendo la zona con lo sguardo, senza fermarsi sul viso di chi la invita. Questo è un classico . Ma è anche possibile giocare attivamente, scegliendo lo sguardo di un uomo con cui ama ballare. E' un arte, non c'è dubbio, che alcuni eminenti ballerini praticano con diletto, mentre altri, principianti o timidi, non sfruttano troppo. Ma nessuno potrà negare che è un modo colto di fare, una abilità squisita, rinnovata ogni volta, ad ogni occasione. "
Il cabeceo costituisce uno strumento insostituibile per evitare situazioni imbarazzanti alle signore, che si trovano di fronte ad una vera e propria situazione incomoda, quando un ballerino che non era nei suoi piani di ballo si avvicina al suo tavolo per invitarla a ballare, l'uso di questa funzione le permette di scegliere. Il cabeceo evita che i momenti iniziali di ciascuna tanda siano trasformati in una sorta partenza tipo "Le Mans", se facciamo un'analogia con lo sport dei motori. Il cabeceo mette nella stessa condizione tutto e tutti nel momento conviviale della scelta.

Ma, come abbiamo detto all'inizio, il nostro obiettivo non è di diventare avvocati difensori di questo sano codice milonguero che, purtroppo , non ha avuto molto successo nelle milonghe estere, limitando il suo raggio d'azione alla maggior parte dei ballerini porteñi e pochi altri all'interno del resto del paese. Sarà questione di indole .
Ricordo la prima volta che mi trovavo in una milonga del centro, dopo la mia prima esperienza in una milonguita di Morón, dove gli inviti si facevano, in generale, al tavolo delle signore. Stavo, a La Ideal, scambiando alcune parole con il mio compagno di tavolo, quando all'improvviso questi scattò in piedi e sparato si precipitò in pista, per incontrare una certa ballerina. L'episodio si ripetè una, un'altra e un'altra volta ancora.
Questo, al principio, mi rendeva assolutamente perplesso. In che momento e come avevano convenuto, questi due, di ballare quella tanda in particolare? Sarebbe, che le ballerine avevano un carnet di ballo, alla vecchia maniera del diciannovesimo secolo, dove loro registravano meticolosamente, il nome dei cavaglieri interessati, con rigoroso ordine di chiamata? Utilizzavano il cellulare? Piccioni viaggiatori? Segnali di fumo? Così fui introdotto ad una deliziosa cerimonia che, adesso, considero parte del ballo stesso: "
el cabeceo". Siccome alle lezioni di tango mi hanno insegnato solo passi di ballo, io ignoravo, completamente, tutto quello che era relazionato ai codici milongueri e agli usi e costumi imperanti in questo ambito magico ed in quel che uno, letteralmente, si immerge varie volte la settimana, se ha la fortuna di essere punto dal morbo del Tango: la milonga.

Quindi, in mancanza di istruzione formale, decisi che l'osservazione sarebbe stata un buon modo, alternativo, di apprendimento. Il mio profilo professionale come docente e ricercatore mi ha aiutato molto per raggiungere il mio scopo, nello stesso modo che la condizione di musicista mi ha aiutato a crescere nel ballo, nonostante il parere del "Ballerini di scuola" che non poco spazio guadagnano nelle nostre milonghe, quelli che pensano che la tecnica è tutto e minimizzano l'importanza della musicalità, l'immaginazione e l'improvvisazione nel tango ballato. La tecnica è condizione necessaria ma non sufficiente.

E' chiaro che sentii anche il sermone di taluni milongueri che avevano qualcosa di importante da dire, e mi hanno accresciuto, in misura minore, con i pochi scritti che forniscono però una versione edulcorata, capricciosa o esotica dell'argomento che stiamo trattando. Così ho cominciato a decodificare aspetti della cultura milonguera cercando di raggiungerne la sostanza, e poco a poco ho scoperto quanto ha a che fare la personalità di ogni ballerino non solo per lo sviluppo della tanda, in quanto al ballo in se, ma in relazione al loro comportamento in pista, rispetto al resto dei ballerini.

E' vero. Uno vive come è. Fa l'amore come è. Balla come è. Nessuno può sfuggire a questa condizione. Siamo in grado di fingere per un certo periodo, ma alla fine la maschera cade, e si vede il vero volto. Il nostro abbraccio, il nostro modo di prendere, con la sinistra, la destra della nostra compagna di ballo, rispondono ad una nostra equazione particolare e denunciano la nostra personalità all'osservatore esperto.

In effetti, mi permetto di dire che secondo il modo in cui qualcuno si alza dalla sedia e va per incontrare il suo compagno/a di ballo, il modo di salutare, di abbracciare, dicono molto, in anticipo, su quello che vedremo quando questa coppia balla in pista. Come ho già detto in un precedente articolo, ciò che differenzia una milonga da altri ambienti è il livello di esposizione, nella milonga tutto sta in vista e lo sguardo ha un ruolo molto importante nel suo rito.

Come Celedonio Flores scrisse nel testo per il tango Margot? Ah! Sì!

"Ma c'è qualcosa che ti vende, non so se è lo sguardo,
il modo di sedersi, di parlare, di stare in piedi,
o è il corpo abituato alla mantella di cotone"

Seguendo questa linea di pensiero, sono giunto alla conclusione che il modo di invitare una donna, che sia mediante il cabeceo o un altro procedimento sostitutivo, parlano eloquentemente della personalità della persona interessata. Il linguaggio dei segni è almeno tanto importante quanto quello parlato.

Ci sono quelli per i quali il cabeceo si riduce ad una leggera inclinazione della testa, quasi impercettibile, fatta eccezione per la signora in questione, ricorso che suggerisce una certa complicità e rivela una personalità sottile, delicata, che non tutti sono in grado di apprezzare. Qui entra in gioco, anche, l'arguzia delle donne, o purtroppo la sua mancanza.

Ci sono quelli per i quali il cabeceo assume, invece, il carattere di "colpo di testa", come se fossero in area di rigore avversaria durante una partita calcio, mancano 30 secondi alla fine della partita, nella finale del campionato del mondo che stanno perdendo per uno a zero..., dimostrando una certa rusticità di temperamento. Ci sono i cabeceos imperativi, che mostrano uno spirito autoritario; i cabeceos esitanti, che denotano timidezza. Incluso alcuni che stabiliscono il contatto visivo con la donna, per congelarla, paralizzarla, senza sosta per finire la caccia e rendere palese il segnale d'invito. Questi mi ricordano il vals "non riuscivo a parlare, e restai tremando" [Temblando 1945, vals n.d.r.].
Sono gli insicuri che forzano il
cabeceo chiedendo: Balli? Come se la destinataria dell'invito avesse l'orecchio bionico, in grado di sentire, a venti metri sopra la musica ad alto volume. Ci sono poi i cabeceadori ansiosi e gli irritanti.

Sono quelli insistenti, quelli che si rifiutano di darsi per vinti, dimostrando più testardaggine che determinazione, quelli che non accettano un "no" come risposta, e hanno una scarsa capacità assimilazione della frustrazione. Non c'è da stupirsi che questi campioni, invece di cabecear fanno smorfie durante buona parte della notte, utilizzando come ultimo tentativo l'avvicinarsi al tavolo della vittima, invitarla verbalmente, causando a volte situazioni di vera tensione.

Questi sono solo alcuni esempi di situazioni che possono derivare dal cabeceo, descritti a grosse linee. Non voglio con questo esaurire l'argomento, ma attirare l'attenzione su di esso, sicuramente gli amici psicologi potranno approfondire le mie parole, o anche correggere quanto detto.Va bene, sarebbe bello se accadesse, se dall'analisi potessimo ottenere qualcosa di chiaro per farci conoscere meglio... e crescere.

Ángel Mario Herreros