La Milonga de Buenos Aires

Milonga 1939
Musica: Francisco Canaro
Testo: Ivo Pelay

Di Francisco Canaro si è detto di tutto e di più. Uomo ricchissimo, deve la sua fortuna al tango. La produzione fu enorme ma nessuno può dire se fu tutta farina del suo sacco o che semplicemente ottenne con favori o pagando una buona parte della sua produzione musicale. In ogni caso all'epoca si disse che se solo il 5% delle opere che firmò fosse stata sua, lui sarebbe stato ugualmente un "grande". Oggi balliamo molto sulla musica di questo musicista porteño visto che Canaro compose e suonò tango sin dai primi anni del XXI secolo. La milonga de Buenos Aires risale al 1939, classificata come medio-veloce trova molto spesso spazio nelle serate danzanti. Le parole sono di Ivo Pelay che fu scrittore e giornalista non sempre troppo ispirato. Il ritmo della milonga sublima il tango. Risulta incomprensibile vedere che anche ballerini con esperienza di ballo di oltre due o tre anni preferiscono saltare la tanda e sedersi. Al musicalizador vuota quasi sempre la pista. Se è scelta male si rivela un disastro per la serata. La responsabilità risiede più nelle scelte didattiche dei maestri che nella vera incapacità dei ballerini. Se già si cammina poco al ritmo del tango, alla lezione di milonga si pensa più a dove mettere i piedi che sul quando metterli. La milonga entra dalle orecchie, passa attraverso il cervello e arriva alla punta delle dita di una mano. È inevitabile schioccare i polpastrelli al ritmo della musica, ma è difficile che questa pulsione vada subito ai piedi e coinvolga tutto il corpo nel ballo. Se il tango si balla composti, la milonga si balla con tutto il cuerpo, inchiodati a terra, passi corti e attenzione a dove si va. Non c'è tempo per voleos e sacade, la musica scappa e bisogna starci sopra. Vera sfida è il giro sul tempo della milonga. Mariana Montes e Sebastian Arce sono impeccabili su questo e vale la pena godersi la musica ed il video in calce.
Al son de tu majestad
hoy pasar te vi
por mi gran ciudad,
y en vos descubrí
que la copia sos
de una que olvidé,
y que, como vos,
porteña fue...

Sos la flor de Buenos Aires,
porteñita primorosa,
digna nieta de la bella
que paseaba majestuosa,
en aquella gran aldea
de ventanas coloniales
y patrullas federales.
Sos la flor de Buenos Aires
porteñita idolatrada,
copia fiel de aquella estampa
que hace tiempo que se fue.

Sos la flor de la ciudad
tu faz heredó
la serenidad
de la que pasó.
Vos me hacés volver
al pasado aquel
de mi amor de ayer,
sos copia fiel.

Al passo della tua maestosità
oggi ti ho visto passare
per la mia grande città
e in te scopersi
che sei la copia
di una che dimenticai,
e che, come te,
porteña fu...

Sei il fiore di Buenos Aires,
piccola porteña squisita,
degna nipote della bella
che passava maestosa,
in questo grande borgo
di finestre coloniali
e pattuglie federali.
Sei il fiore di Buenos Aires,
piccola porteña idolatrata,
copia fedele di questa stampa
che tempo fa sei stata.

Sei il fiore della città
il tuo volto ereditò
la serenità
di quella che passò.
Tu mi fai tornare
a quel passato
del mio amore di ieri,
sei la copia fedele.

Orquesta Tipica Francisco Canaro, canta Ernesto Famá
ballano:
Mariana Montes e Sebastian Arce, Mosca 2010.

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